La chiesa di San Matteo degli Armeni di Perugia sorge cento passi oltre il cassero di Sant’Angelo, verso il convento di Monteripido, e fu edificata dai monaci armeni verso la metà del sec. XIII, quando la persecuzione dei Turchi costrinse la popolazione armena a lasciare il proprio Paese di origine. Rimase per più di due secoli il loro punto di riferimento religioso, mentre attualmente l’attività religiosa è officiata dalla comunità ortodossa del Patriarcato di Mosca.
La chiesa ed il complesso monastico che la ingloba, ora sede della Biblioteca di San Matteo degli Armeni, sono ricchi di storia, il luogo di preghiera si caratterizza per un ciclo di preziosi affreschi tra i più antichi del panorama medioevale perugino, che testimoniano il passaggio dei pellegrini armeni che, facendo scalo ad Ancona, si fermavano a Perugia per raggiungere Roma.
Gli affreschi superstiti, realizzati tra il XIII e XV secolo, sono prevalentemente raggruppati sulla parete di fondo, dietro l’altare, dove sono collocati quelli più antichi, purtroppo massicciamente nascosti dietro le suppellettili apposte per la venerazione dei fedeli come gigantografie di icone, il grande lampadario con lembi di stoffa ricamata appesi o altre immagini di Santi ai quali, alle donne, non è dato avvicinarsi per poter ammirare le decorazioni retrostanti.
Probabilmente l’apparato decorativo un tempo occupava tutto il corpo della chiesa, compresi i capitelli, dove ancora si rinvengono tracce di policromia. Sono divisi in tre zone: su quella prossima alla cuspide dell’arco gotico è rappresentata un’Ascensione, con il Redentore benedicente racchiuso nella mistica mandorla sorretta da angeli. Nella seconda zona sono rappresentati gli Apostoli che contemplano l’Ascensione di Gesù. Nella terza zona, più prossima al pavimento, sono rappresentate una Madonna con Bambino, San Francesco d’Assisi benedicente e San Matteo Apostolo ed Evangelista. La presenza affiancata di San Francesco e San Matteo, presente anche in uno sportello del trittico Marzolini, potrebbe interpretarsi come testimonianza sempre più stretta tra Armenia e Frati minori.
La figura rappresentata nella prima semicolonna a sinistra è particolarmente interessante: si riconosce San Silvestro papa che esorcizza con una foglia di basilico un drago dall’alito velenoso mentre, nella parte laterale sinistra vi è una Madonna tra angeli e Santi realizzata nel 1348 e, sulla controfacciata, è raffigurato San Leonardo (o San Sergio) a cavallo, che libera dei prigionieri.
Benedetta Tintillini