Grande successo per la Notte Europea dei Ricercatori che venerdì ha conquistato le città di Perugia, Ancona, L’Aquila, Palermo e Cascina
Migliaia di persone in strada per la lunga notte bianca degli oltre 800 ricercatori che venerdì, 30 settembre, a Perugia, Ancona, L’Aquila, Palermo e Cascina hanno coinvolto un folto pubblico, in crescita di anno in anno, con la descrizione e la dimostrazione pratica del proprio lavoro. Un lavoro che affronta questioni complesse, ostiche ai più, che giornalmente occupano la vita di ognuno di noi. Adulti e bambini hanno potuto partecipare a oltre 200 eventi dislocati nelle cinque città italiane che hanno spaziato dagli spettacoli teatrali agli open lab nei laboratori dei dipartimenti universitari aperti per l’occasione, dalla musica alla narrazione, senza dimenticare esperimenti spettacolari dalla chimica alla fisica e lo sport con la European Run Night nel capoluogo umbro.
Tutto con il fermo intento di rendere accessibile la ricerca anche a chi non ne è avvezzo attraverso una festa che per i ricercatori è sinonimo di palestra in cui allenarsi ad ascoltare le curiosità più o meno grandi del pubblico trovando insieme una risposta adeguata, soddisfacente e comprensibile.
“Come Psiquadro – asserisce Leonardo Alfonsi, coordinatore del progetto Sharper – Notte Europea dei Ricercatori – siamo felici per la riuscita delle attività che abbiamo pensato e proposto con gli altri colleghi in giro per tutt’Italia tra Ancona, L’Aquila, Palermo e Cascina. Attività che hanno combinato intrattenimento, approfondimento culturale, curiosità, molto divertimento con lo spirito giusto per raccontare la ricerca e i temi della ricerca.
Per i ricercatori c’è un grande desiderio di trovare risposte profonde a domande complicate, non accontentarsi della superficialità ma aver voglia di esplorare il mondo in tutti i suoi aspetti. Quello che sta crescendo nella comunità dei ricercatori è la consapevolezza del piacere di condividere questa conoscenza e questa avventura. La Notte Europea dei Ricercatori sta diventando sempre più una palestra anche per i ricercatori, una palestra tutto sommato di ascolto del pubblico, della curiosità della gente e delle domande delle persone e quelle genuine dei bambini che si trovano a frequentare i laboratori o che si trovano ad ascoltare conferenze per strada o ad assistere a degli spettacoli. E questo allenamento ad ascoltare il pubblico trasforma un po’ il modo in cui tu fai ricerca, nel senso che vedere le cose con gli occhi di chi osserva per la prima volta con stupore è un modo per ripensare anche il modo in cui si fanno gli esperimenti e il modo in cui ti pone le domande e in cui cerchi le risposte. È un po’ una direzione matura della ricerca, sarà un percorso lento ma si fa un gran parlare di ricerca responsabile nel senso di abilità ad ascoltare la comunità nella quale tu vivi e per la quale puoi essere un punto di riferimento come ricercatore non perché sei un eroe ma perché condividi con questa comunità lo sforzo di creare una città migliore e una comunità più colta e consapevole pronta ad affrontare anche problemi molto complessi dall’economia, alla medicina alla politica alle scienze. E nell’affrontare queste complessità, sia delle scienze sia delle questioni con le quali ognuno di noi quotidianamente si confronta, il ricercatore è un buon compagno di viaggio”.
A fargli eco con grande entusiasmo è l’officer della Commissione europea per i progetti della Notte europea dei ricercatori Colette Renier che dopo aver presenziato l’evento ad Ancona la mattina e a Perugia durante il pomeriggio e la sera, sottolinea la crescita della Notte che va di pari passo con la crescita dell’entusiasmo. “Abbiamo iniziato nel 2006 con una quindicina di Paesi e in totale 200mila partecipanti mentre adesso siamo con oltre 25 Paesi partecipanti e sfioriamo il milione di presenze, tra persone che partecipano e numero di ricercatori che attivamente si coinvolgono.
Il primo obiettivo della Notte è far avvicinare i ricercatori e la gente che non sa di ricerca e immagina i ricercatori come persone strane e misteriose, e a quanto si è potuto vedere la cosa anche quest’anno è riuscita. Lo scopo anche è quello di far scoprire che le persone che fanno ricerca sono curiose ed hanno la passione di capire il mondo che li circonda e che fanno un mestiere affascinante, un modo per scoprire i ricercatori nella propria città e il ricercatore che è dentro ciascuno di noi. Anche perché i ricercatori hanno sempre più voglia di condividere questa loro passione con il pubblico che almeno inizialmente sembra non avere interesse per la scienza. Ogni anno li incontro sempre più entusiasti dell’anno prima.
Inoltre, altro obiettivo, è quello di mostrare ai giovani che la ricerca può essere una carriera a cui possono tranquillamente pensare perché ti permette di avere una vita normale e completa a livello personale.
La ricerca per natura è internazionale e non vedo molte difficoltà a far lavorare ricercatori con altri di un paese diverso, ci possono essere difficoltà per quelli che vogliono andare fuori a fare ricerca e per questo esiste un programma europeo con le Azioni Marie Curie che aiutano questi scambi. Le idee non nascono in un posto solo, ma quasi sempre nello stesso momento e poi si fanno collaborazioni”.
Sharper è un progetto europeo finanziato dalla Commissione Europea nel quadro delle Azioni Marie Sklodowska Curie del programma Horizon 2020 ed è uno dei sei progetti selezionati in Italia dalla Commissione. È coordinato da Psiquadro, che ha come partner nazionali l’Università degli Studi di Perugia, l’Università Politecnica delle Marche, i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Università di Palermo, il Consorzio EGO, Esperimento Virgo e Observa Scienza e Società. L’iniziativa si svolge con la collaborazione e il supporto di istituzioni nazionali e locali convinte dell’importanza che la ricerca può avere per lo sviluppo territoriale e per la crescita dell’intero Paese.