La nota attrice Sonia Bergamasco, a Todi in occasione del debutto stagionale di “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, racconta il suo personaggio e la sua esperienza di attrice e il suo amore per Todi e per l’Umbria.
“Chi ha paura di Virginia Woolf?”, il testo di Edward Albee ormai divenuto un classico del teatro moderno, è andato in scena lo scorso 8 gennaio al Teatro Comunale di Todi con una nuova traduzione di Monica Capuani, per la regia di Antonio Latella; protagonisti Vinicio Marchioni e Sonia Bergamasco nei ruoli di Martha e George, ruoli che furono, sul grande schermo, di Richard Burton e Elizabeth Taylor nella pellicola del 1966.
Con Sonia Bergamasco, nota al pubblico televisivo per i ruoli interpretati in fiction di grande successo come “Il commissario Montalbano” e, soprattutto nel toccante ruolo della madre di un caduto della Prima Guerra Mondiale chiamata a scegliere le spoglie del Milite Ignoto ne “La scelta di Maria”, parliamo di teatro, di televisione e, perché no, dell’Umbria.
Sonia, Martha, Virginia: tre sono le donne protagoniste della pièce, quali i punti di contatto e quali le differenze tra di esse?
“Abbracciare la storia di Edward Albee, e quella di Martha, mi ha concesso di sperimentare una zona di libertà e uno scatenamento di energie nuovi. Sono grata al regista Antonio Latella di aver dato vita a uno spettacolo così denso, sorprendente, vitale. Ho “sposato” l’anima esplosiva e sofferente di Martha immergendomi con i miei compagni di scena nelle pieghe della storia”.
La grande interpretazione del personaggio di Martha le è valsa il premio UBU 2022: cosa significa per lei questo prestigioso riconoscimento?
“Lo spettacolo, che ha debuttato nel gennaio 2022, ha avuto cinque candidature al Premio UBU 2022, la vittoria per del Premio come miglior attrice è stata per me una gioia, una carezza, una bella soddisfazione”.
Lei è conosciuta al grande pubblico per fiction di successo alle quali ha preso parte. Cosa le offre in termini professionali la televisione e cosa il teatro?
“Naturalmente la televisione, grazie alle sue prerogative e alla sua capillarità, offre a chi appare la possibilità di una grande platea eterogenea, con la quale il teatro non può competere; ma il teatro emerge e si afferma nella differenza, per la sua natura antica, nell’incontro dal vivo di una comunità e nello scambio continuo di emozioni tra attore e spettatore”.
Ha potuto, in questi ultimi giorni, vivere la realtà di una piccola città come Todi, tanto diversa dalla sua Milano: quali sono state le sue impressioni? Si è sentita accolta?
“Vivo da molti anni a Roma, che è ormai la mia città. Milano resta un luogo del cuore, quello della famiglia d’origine, delle amicizie più antiche. Ero già stata a Todi in due occasioni, molti anni fa, durante il Festival, e avevo lavorato sia nel vostro bel teatro che nel Palazzo dei Priori. Un ricordo intenso, e una riconferma, ora che sono tornata, della vitalità e dell’attenzione che i tuderti rivolgono al teatro”.
Quale è il suo rapporto con l’Umbria? La frequenta o la conosce?
“Ho avuto la fortuna di lavorare molto spesso in Umbria, soprattutto in produzioni teatrali, grazie alla collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria. Come si può non amare questa terra?”.
Benedetta Tintillini