Todi è tra le 130 città in tutta Italia protagoniste della FAI Marathon, evento nazionale proposto dal Fondo Ambiente Italiano per domenica 18 ottobre, rinnovando il consueto appuntamento annuale per riscoprire tanti angoli nascosti, spesso inaccessibili o poco conosciuti. Quest’anno saranno 500 i luoghi aperti per l’occasione e tre saranno appunto di Todi. Il merito è del Gruppo FAI Todi che, nato appena un anno fa, si propone organizzatore con continuità di eventi di successo.
Durante la FAI Marathon, i volontari, aiutati anche dagli apprendisti ciceroni delle scuole tuderti, guideranno turisti e curiosi alla conoscenza di tre luoghi meritevoli di una visita: il Monastero della Santissima Annunziata, all’inizio del rione Borgo, la chiesa di Sant’Ilario, da tempo chiusa per dei lavori di restauro pressochè terminati, e la chiesa di Sant’Antonio. Tre gioielli per motivi diversi a lungo tempo poco accessibili al grande pubblico e spesso sconosciuti nella loro storia agli stessi tuderti.
Monastero della SS. Annunziata
Il monastero con le suore appartenenti al ramo femminile dei Servi di Maria risale al 1554. La chiesa presenta al suo interno una splendida Annunciazione della metà del 700 opera di Corrado Giaquinto e sulla parete sinistra una tela di Francesco Appiani con i Santi Filippo Benizi e Giuliana Falconieri. La chiesa ad unica navata è dotata anche di un bellissimo organo del 1835. Dove oggi sorge il monastero sappiamo dai documenti che esisteva già dal 1348 una piccola chiesa con ospedale appartenente alla confraternita della Santissima Annunziata.
Chiesa di Sant’Antonio
In questo luogo fin dal medioevo è documentata la presenza di un ospedale dei calzolai: la cosa è del tutto normale se si pensa alla vicinanza ad una porta di accesso alla città e quindi al transito di viandanti e pellegrini che qui trovavano un ristoro un giaciglio dove dormire e dove potersi curare. L’ospedale è documentato già dal 1360 con un oratorio, quindi la chiesa non era ancora stata edificata cosa che avvenne nel 1629, come riporta la dara davanti al portale. Al suo interno cicli di affreschi che richiamano alla vita di Sant’Antonio risalenti al 1642 ed opera del pittore Bartolomeo Barbiani.
Chiesa di S.Ilario
Le prime notizie relative al monumento risalgono al 1112, quando esso si trova nominato sotto il titolo di Sant’Ilario in un regesto dei monaci di Farfa, cui apparteneva. Nel 1249, poiché la Cattedrale era in restauro, vi si trasferì il Capitolo che riconsacrò la chiesa con il concorso di quattro vescovi. Più tardi passò al capitolo di S.Giovanni e Paolo e nel 1623 fu concessa dal vescovo Lante alla Compagnia di S.Carlo, da cui derivò l’attuale nome.
L’esterno dell’edificio presenta un semplice prospetto in stile lombardo la cui linearità è resa più suggestiva da una serie di cinque dentellature ornamentali disposte in senso orizzontale su tutta la fronte: lo stesso motivo è presente anche nell’abside della chiesa di Santa Maria in Camuccia. Di particolare eleganza è il campanile a vela, formato da due ordini. L’interno si connota per la sua estrema quanto suggestiva linearità con la sua unica navata. A destra dell’ingresso è posta un’elegante acquasantiera del XIV secolo e sulla parete sinistra un affresco attribuito allo Spagna raffigura la Madonna della Misericordia con due angeli che la incoronano. Nella chiesa vi è inoltre una tela ad olio di Bartolomeo Barbiani, firmata e datata 1640, raffigurante Sant’Ilario tra due angeli, ed un’altra con San Carlo.
FAI Marathon, un’occasione da non perdere per una città che non smette mai di stupire.