La recente scoperta della neviera arricchisce il patrimonio culturale della città
Forse non tutti sanno che… a Todi, in un vicolo del suggestivo Rione della Valle Bassa, è stata da poco accertata la presenza di una neviera.
Grazie alla passione e (senza tema di esagerare) alla abnegazione degli instancabili Massimo Rocchi Bilancini e Valerio Chiaraluce dell’Associazione Toward Sky, è stato quindi possibile riscoprire e riscrivere un piccolo passo della storia cittadina.
Le neviere o ghiacciaie sono vestigia dell’epoca pre-industriale in cui, non esistendo i frigoriferi, venivano stoccate, in locali adatti allo scopo, le nevi invernali, che si sarebbero poi tramutate in ghiaccio per uso domestico o, come nel caso della neviera di Orvieto, per la conservazione di medicinali.
L’invenzione dei sistemi di refrigeramento e la loro capillare diffusione è un evento relativamente recente che nel corso dell’ultimo secolo e mezzo ha cambiato in maniera lenta e silenziosa, ma profonda e inesorabile, il modo di vivere delle persone. Prima l’unica strada percorribile era raccogliere il ghiaccio dove e quando la natura lo generava e cercare di conservarlo il più a lungo possibile in ambienti isolati termicamente. In questi ambienti, detti ghiacciaie o neviere, il ghiaccio impiegava mesi, a volte anni, per sciogliersi completamente e poteva all’occorrenza essere prelevato ed utilizzato.
Si tratta di ambienti sotterranei isolati termicamente, il ghiaccio prodotto avrebbe poi avuto i più svariati usi: dalla preparazione di sorbetti e bevande fresche, alla conservazione dei cibi, agli usi in medicina.
La neviera di Via delle Mura Etrusche venne realizzata dal medico Tobia Ottoni nel 1827, modificando un ambiente risalente ad epoca romana, precedentemente adibito a cantina.
Sulla parete di fondo del grande pozzo circolare è visibile la scala graduata che indicava lo spessore della neve immagazzinata.
di Benedetta Tintillini
meraviglia
Grazie Harrison… vedi, le cose vecchie e sgangherate non passano mai di moda! (come le Fiat…) 🙂