Le tradizioni popolari umbre non sono diffuse come quelle di altre regioni, oltretutto manca anche un organo che le tuteli e che ne tramandi il ricordo.
“In Umbria manca un sistema di tutela delle tradizioni popolari. Un patrimonio che, a causa di ciò, rischia di andare perduto”.
E’ un accorato appello a sei voci quello che giunge dai gruppi folcloristici umbri, all’indirizzo delle istituzioni pubbliche che, a loro avviso, “non hanno ancora messo in campo una politica organica e coerente di sostegno che ne riconosca le peculiarità”.
In particolare l’appello parte da ”Agilla e Trasimeno” di Castiglione del Lago, ”Umbria Folk” di Panicale, “La Frullana” di Pietralunga, “La Vecchiarella” di Alviano, i “Cantori della valnerina” di Ferentillo e “Interamna Folk” di Terni. Sei gruppi, rappresentativi dell’intera regione, che già nel 2016 avevano dato vita al volume “Tradizioni popolari dell’Umbria” e si erano compattati in un progetto di ricerca, studio e valorizzazione della cultura popolare umbra. Una sorta di Patto sul Folklore, per non disperdere la straordinaria ricchezza e vivacità delle tradizioni locali.
“In un contesto profondamente influenzato da concetti di globalizzazione e informatizzazione, proiettato sempre più verso un continuo rinnovarsi – avvertono i membri dei sei gruppi – stiamo perdendo di vista una parte importante della nostra identità: le tradizioni che, come le radici di un albero, affondano nella memoria. Stiamo perdendo irrimediabilmente quei legami con la nostra identità storica che per secoli sono stati il perno della società. Quello per lungo tempo è stato tramandato di padre in figlio, nella società moderna rischia di andare perduto”.
Fortunatamente esistono delle realtà che da anni continuano in tale direzione e si occupano di salvaguardare, promuovere e valorizzare il patrimonio culturale, folclorico e linguistico: i Gruppi Folkloristici che operano nell’ambito del canto, del ballo e del folklore e sono depositari di un grande patrimonio di costumi, balli e canti tradizionali.
Realtà che, mentre altrove (Marche, Lazio, Calabria, Puglia) sono supportate da leggi regionali di salvaguardia del patrimonio rappresentato dalla cultura popolare, “in Umbria – secondo quanto fanno notare i sei – non possono contare su analoghi strumenti. Nonostante a livello nazionale, con Direttiva del Presidente del Consiglio, sia stata indetta, il 26 ottobre, la Giornata del folklore e delle tradizioni popolari, per promuovere l’attenzione e l’informazione sul tema del folklore e delle tradizioni popolari, in quanto espressioni di una cultura territoriale che costituisce eredità del passato da conoscere e di cui riappropriarsi”.
“E’ con forza e convinzione dunque – concludono – che auspichiamo un piccolo passo per tutelare questo patrimonio tradizionale che oggi ancor di più rischia di andare perduto”.