Gli episodi di violenza sulle donne sono sempre più frequenti: nel 2021 appena iniziato si contano già 9 femminicidi, ne parliamo con la dott. Beatrice Gentili, psichiatra.
La pandemia da coronavirus ci sta costringendo a rimodulare le nostre vite, la maggior parte delle quali, fino ad un anno fa, erano incentrate nel tran tran quotidiano, nell’affermazione sociale, nel lavoro, nei mille impegni che hanno reso le nostre case poco più che dei dormitori. Le convivenze così strette e prolungate non facevano parte della nostra quotidianità e, in molti casi, hanno portato a galla, o acuito, situazioni di conflitto tra conviventi, nella maggior parte dei casi tra partner, con conseguente aumento esponenziale dei femminicidi, già piaga del nostro Paese. Nel 2021 appena iniziato, già si contano 9 vittime (qui il conto aggiornato). Affrontare un tale tema è impresa titanica, ma cerchiamo di dare qualche spunto di riflessione grazie all’aiuto della dottoressa Beatrice Gentili psichiatra, psicoanalista e specialista in yogaterapia e di meditazione e benessere psico-corporeo.
Dottoressa Gentili, come è possibile che, in così tanti casi, una unione in nome dell’amore si trasformi nella condanna a morte di una donna?
Cerchiamo, innanzitutto, di dare una definizione di amore, Platone nel suo Simposio, attraverso il mito dell’androgino rende perfettamente il senso di incompiutezza che ci spinge a trovare la nostra “metà”: egli racconta infatti che, originariamente, gli esseri umani erano per metà maschili e per metà femminili e, per questo, perfetti e potentissimi; Zeus ne annientò il potere dividendoli, ed è da quel momento che le due metà si cercano per unirsi di nuovo e ritrovare la passata perfezione. Il trauma della divisione subìto dagli androgini è lo stesso che noi sperimentiamo al momento della nascita, ed è quello che ci destabilizza e che ci spinge a trovare la nostra anima gemella alla quale unirci per sempre.
E’ quindi la spinta a non restare soli la molla dell’amore?
L’esperienza traumatica della separazione nel momento della nascita è sicuramente un momento cruciale, l’amore può essere sano o patologico e, in quel caso, non si tratta più di vero amore. L’amore basato sul possesso, sul desiderio di attaccamento crea disordine, bisogna innalzare il livello del sentimento in una condizione di apertura verso l’altro per creare un senso di ordine. L’amore sano è incentrato sul concetto cardine dell’essere, l’amore malato contiene in sé gli elementi di gelosia, possesso, ossessione.
Ogni essere umano è desideroso di completarsi nell’altro nel riconoscimento della propria libertà e identità, e lasciare il proprio partner libero e diverso apre la strada alla crescita reciproca in un sano rapporto di scambio. Si chiede al partner la “prova d’amore”, ma la vera prova d’amore è lasciare libero il nostro compagno di sceglierci, ogni giorno, di nuovo.
Cosa spinge quindi gli uomini ad usare violenza verso la propria compagna?
Gli uomini violenti sono in realtà interiormente molto fragili, impongono la loro autorità alla quale la donna deve sottomettersi, ma in realtà sono dei narcisi che nascondono una estrema debolezza di carattere e che hanno constante bisogno di conferme sul loro valore, tanto è vero che, generalmente, l’uomo uccide la donna quando questa minaccia di lasciarlo o lo ha già fatto, minando quindi l’autorità maschile con una autonomia ed una capacità di pensiero che quel tipo di uomo non accetta.
Il mito dell’androgino sembra però giustificare il pensiero che non si è realizzati se non si è in due…
Per essere pronti ad accogliere un’altra persona bisogna, invece, essere compiuti come identità singole: solo chi ha una propria identità definita si può unire liberamente ad un’altra persona non per bisogno, ma per una crescita reciproca. Non si può rompere lo specchio quando l’immagine di noi che riflette non è più quella che ci piace e ci fa stare bene.
Che cosa può consigliare a chi si trova in condizioni di disagio o preda di un rapporto malato?
Innanzitutto dobbiamo imparare di nuovo a rispettare i propri spazi e quelli altrui e, sicuramente, non trascurare i primi segnali nella speranza che qualcosa cambi.
E cosa si sentirebbe di dire ad un uomo che reagisce in modo sbagliato alle istanze di indipendenza della sua compagna?
Se ci fosse qualcuno tra loro in grado di aprire la propria mente ad una riflessione profonda suggerirei di acquisire innanzitutto la consapevolezza di sé, e di dimostrare la propria maturità affrontando con coraggio l’angoscia dell’abbandono. Ogni esperienza negativa ci rafforza, e l’esperienza della separazione è assimilabile a quella di un lutto, va quindi anch’essa elaborata. Per fare questo vanno riscoperte le proprie energie attraverso nuovi spunti, non concentrando ossessivamente il proprio pensiero su un “oggetto”, ampliando i propri orizzonti, innanzitutto imparando a perdonare.
La violenza verso le donne è fenomeno trasversale, sia per età che per status sociale
Questo perché bisogna imparare ad amare, non si nasce già “imparati”, bisogna imparare l’amore verso sé stessi, verso gli altri, verso il nostro pianeta; bisogna riconoscere gli aspetti avversivi del nostro essere per dominarli e migliorare. A mio avviso questa incapacità è dovuta all’inesperienza, derivata anche dalla scarsa lettura: leggere vuol dire fare esperienza di altre vite, di altre condizioni, sperimentare altri vissuti che possono essere, per ciascuno di noi, preziosa guida e insegnamento.
Benedetta Tintillini